INSTALLAZIONE ARTISTICA di NAYLA ROMANOS ILIYA


25-Oct-2021   -   GIORNALE DIPLOMATICO

IAMBASCIATA BEIRUT: INSTALLAZIONE ARTISTICA DI NAYLA ROMANOS ILLYA PER 700° MORTE DI DANTE

GD - Beirut, 25 ott. 21 - Inaugurata a Beirut una nuova installazione artistica permanente e pubblica intitolata “On the other side of time” (Dall’altra parte del tempo), opera dell’architetto ed artista libanese Nayla Romanos Iliya. L'opera ha sede nella piazzetta adiacente la chiesa di Sant’Elia, a Minet El Hosn, Kantari, Beirut. Il progetto ha visto la luce grazie alla collaborazione dell’artista, che ha contribuito al concetto e all’implementazione del progetto, di un generoso e anonimo benefattore, che ha coperto tutti I costi di produzione, e della Parrocchia di S. Elia, che ha dato inizio al progetto e lo ha sostenuto fino alla fine. Ispirata alla "Divina Commedia", nel 700° dalla morte del sommo poeta italiano, l’installazione artistica è stata inaugurata in partenariato con l’Istituto Italiano di Cultura di Beirut, alla presenza di Nicoletta Bombardiere, ambasciatore d’Italia in Libano.

L’evento si è tenuto nella XXI Settimana della Lingua Italiana nel Mondo, durante la quale l’Italia celebra quest’anno nel mondo Dante, il padre della lingua italiana. La cerimonia si è conclusa con l’esecuzione di alcuni brani della “Sinfonia di Dante” di Franz Liszt, da parte della NDU String Ensemble, sotto la direzione di P. Khalil Rahme, e con una coreografia, commissionata appositamente per l’occasione, interpretata dalla danzatrice italo-libanese Yara Boustany e da Nader Bahsoun.

Durante il discorso di inaugurazione l’amb. Bombardiere ha sottolineato che “questa bellissima creazione artistica ci ricorda il potente e ancora contemporaneo significato del capolavoro dantesco e la sua forza ispirativa. La Divina Commedia è un’investigazione nel profondo dell’essere umano, attraverso la rappresentazione dei suoi vizi e delle sue virtù, della sua miseria e della sua grandezza. Il messaggio di Dante agli uomini è ancora attuale e fonte d’ispirazione per tutti coloro che affrontano difficoltà e disperazione nella loro vita quotidiana”.

L’installazione riecheggia sia la struttura medievale del poema che il tema, il viaggio di Dante attraverso Inferno, Purgatorio e Paradiso. L’elemento epico è l’allegoria del viaggio dell’uomo attraverso la vita verso la salvezza, celebrando gli ideali di universalismo e di bontà e al contempo enfatizzando le conseguenze del peccato e la gloria dei Cieli. L’installazione artistica, su circa 50 mq, rappresenta le tre parti del poema: Inferno, Purgatorio e Paradiso.

Questo simbolismo così accentuato del tema è particolarmente emblematico in Libano, dove decenni di corruzione e negligenza, associate ad impunità, hanno provato duramente sia le coscienze individuali che quella sociale. In un contesto non artistico l’ironia affiora nella parola “inferno”, che descrive la situazione corrente del popolo libanese, sebbene questo particolare inferno sia stato imposto al popolo, piuttosto che meritato. La commedia si è volta in tragedia, e mentre il Paradiso appare molto lontano, l’arte mira ad instillare la fiducia che ci possa ancora essere un raggio di speranza.

Visibile da lontano, l’installazione offre varie prospettive, sia che ci sia avvicini in auto, a piedi o che la si esplori dal suo interno. La relazione del fruitore con l’opera è su diversi livelli, come spiega l’artista: “Reazione e interazione avvengono a livello visivo, fisico, emozionale ed intellettuale. Inoltre le interpretazioni e le deduzioni degli osservatori possono variare in base al movimento intorno all’installazione ed interagiscono con questa, fungendo da incentivo alla riflessione e all’impegno”. L’artista conclude dicendo di avere mirato a ricordare alla gente che l’arte pubblica è parte della storia condivisa di una nazione, che aiuta a definire la cultura in evoluzione e la memoria collettiva, ma che soprattutto dovrebbe essere un patrimonio di cui tutti possano godere e sentire proprio. Questa installazione in situ che occupa la piazza, riecheggia sia il tema del poema che la sua struttura, per mezzo di una composizione in simbolici strati multipli.

L’Inferno, secondo Dante, è un abisso in forma di imbuto che contiene nove cerchi concentrici. È rappresentato attraverso un cilindro Corten con un coperchio di vetro, situato al centro della piazza, e riporta l’infausta iscrizione che saluta I peccatori impenitenti che oltrepassano I cancelli dell’Inferno: “Lasciate ogne speranza, voi ch’intrate”. Le anime dannate subiscono punizioni eterne, che peggiorano scendendo attraverso I gironi verso il centro della terra, dove Satana è immerso nel ghiaccio per l’eternità.

Il Purgatorio è l’immagine inversa dell’Inferno, e ha la forma di una montagna a terrazze. Cercando di raggiungere la vetta verso il Giardino dell’Eden, le anime pentite espiano I loro peccati contemplando esempi di virtù opposte ai loro vizi. Nell’installazione cilindri di cemento proporzionati agli spazi negativi dentro la struttura Corten sono posti tutt’intorno a questa, invitando le persone a sedersi e ad interagire con l’opera.

Il Paradiso, la parte finale del viaggio di Dante, è la raccolta di nove sfere celesti che circondano la Terra, nei quali risiedono le anime benedette. La loro beatitudine e la loro virtuosità aumentano nell’ascesa da sfera a sfera nel loro viaggio verso l’Empireo, dimora di Dio e decimo cielo, immobile e intangibile. Nella piazza una composizione dinamica di nove anelli di acciaio inossidabile sabbiato sorge dalla terra, culminando in un grande cerchio di acciaio lucido che si fonde con quanto intorno, rannicchiandosi verso il cielo.

Nayla Romanos Iliya è un architetto e un’artista libanese. Le sue numerose realizzazioni nel campo comprendono progetti di interior design, ristrutturazione e architettura in Libano. Lasciò il suo Paese natale verso la fine della Guerra civile per trasferirsi prima a Parigi, poi a Londra, Hong Kong e Dubai. Durante questo periodo Nayla ha viaggiato in diverse parti del mondo, assorbendo le sollecitazioni culturali e artistiche offerte da ogni città e sviluppando un forte interesse per l’arte. Ha iniziato a dedicarsi nel 2011 alla scultura, cui si è subito appassionata, dedicandosi da allora completamente alla propria arte. Guidata da una ricerca dell’identità, Nayla si è interessata alla civiltà fenicia, particolarmente all’alfabeto fenicio. A Dubai ha creato la sua prima serie di sculture, mossa dalla potenza della lingua e ispirata dalla forma delle lettere, dal loro significato e simbolismo. Tornata in patria, nella sua serie Flower Power riflette sulla Guerra civile nella memoria libanese, sollevando la consapevolezza sulla sostenibilità nel momento in cui una crisi dei rifiuti senza precedenti nel Paese rappresentava solo la punta dell’iceberg di uno stato disfunzionale.

Influenzata dalla sua esperienza come architetto, Nayla approccia nello stesso modo la scultura, sostituendo la funzione con l’intuizione. Le sue opere hanno proporzioni radicalmente differenti e vanno dall’arte pubblica monumentale a serie limitate di piccole dimensioni, create appositamente per I negozi dei musei, oppure perfino sculture che possono essere indossate come gioielli. Le sue sculture sono presenti in collezioni pubbliche e private, in Libano e all’estero. Attualmente Nayla vive e lavora a Beirut.